Libia
Dopo la caduta del regime di Muhammar Gheddafi nel 2011, la Libia è entrata in una fase di forte crisi che ha portato il Paese alla disgregazione. Le elezioni del 2012, del 2014 e del 2018 non hanno purtroppo fornito un Governo unitario e il Paese è precipitato in una guerra civile in cui si fronteggiano varie milizie locali con programmi politici più o meno ambizioni. Allo stato attuale, i due principali attori della politica libico sono Fayez al-Serraj, Presidente del Governo di Unità Nazionale (con sede a Tripoli e riconosciuto dalla Comunità Internazionale), ed il Generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica con il suo Esercito Nazionale Libico (sostenuto dall’Egitto e, soprattutto, dalla Russia). Un terzo candidato che potrebbe giocare un ruolo importante alle prossime elezioni potrebbe essere Said al-Islam Gheddafi, figlio del defunto dittatore, che, dopo essere stato imprigionato, è riuscito a farsi liberare e a tornare, almeno parzialmente, sulla cresta dell’onda. Le recenti dichiarazioni di Haftar hanno riaperto la discussione sulle elezioni: il Generale, dopo aver liquidato come assurda la candidatura di al-Islam ed aver ribadito l’incapacità di al-Serraj di governare adeguatamente il Paese, dichiara che la Libia non è pronta ad una vita democratica e che il suo Esercito Nazionale è pronto ad intervenire nel caso la consultazione elettorale non metta fine al disordine che lacera il Paese. Da un lato, dunque, Haftar si dichiara pronto ad accettare le elezioni mentre, dall’altro, sembra preparare le basi per un intervento militare in caso di mancata vittoria.
Oltre ai principali protagonisti della vita politica e alle numerose milizie governate dai signori della guerra, è da considerare il ruolo delle minoranze etniche (la più numerosa delle quali è costituita dalla comunità Berbera) che, dopo gli anni della repressione di Gheddafi, sono tornate a voler giocare un ruolo importante nella politica libica.
E' necessaria una riflessione sul ruolo dei Paesi dell’Unione Europea, principali destinatari del flusso migratorio che, partendo dall’Africa subsahariana, attraversa proprio la Libia. La pressione migratoria ha messo in seria difficoltà l’UE favorendo la crescita di movimenti politico nazionalisti e xenofobi. Il tentativo di un’azione congiunta, inoltre, non è stato sempre facile e ha messo in evidenza le differenze di interessi che i singoli Paesi (in particolare Italia e Francia) hanno, sia dal punto di vista politico (al fine di giocare un ruolo preminente nella politica UE nel mediterraneo), sia dal punto di vista economico (la Libia è ricca di idrocarburi).
Soggetti di preghiera
- Per i missionari che sotto copertura di un lavoro secolare, affrontano sfide non comuni nell'intento di annunciare il Vangelo.
- Per la protezione di una giovane coppia di credenti (Daniele e Ambra) che si trasferiranno prossimamente nel Paese.
- Per le prossime elezioni, la cui data sarà stabilita prossimamente.
Libia
Libia
Dopo la caduta del regime di Muhammar Gheddafi nel 2011, la Libia è entrata in una fase di forte crisi che ha portato il Paese alla disgregazione. Le elezioni del 2012, del 2014 e del 2018 non hanno purtroppo fornito un Governo unitario e il Paese è precipitato in una guerra civile in cui si fronteggiano varie milizie locali con programmi politici più o meno ambizioni. Allo stato attuale, i due principali attori della politica libico sono Fayez al-Serraj, Presidente del Governo di Unità Nazionale (con sede a Tripoli e riconosciuto dalla Comunità Internazionale), ed il Generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica con il suo Esercito Nazionale Libico (sostenuto dall’Egitto e, soprattutto, dalla Russia). Un terzo candidato che potrebbe giocare un ruolo importante alle prossime elezioni potrebbe essere Said al-Islam Gheddafi, figlio del defunto dittatore, che, dopo essere stato imprigionato, è riuscito a farsi liberare e a tornare, almeno parzialmente, sulla cresta dell’onda. Le recenti dichiarazioni di Haftar hanno riaperto la discussione sulle elezioni: il Generale, dopo aver liquidato come assurda la candidatura di al-Islam ed aver ribadito l’incapacità di al-Serraj di governare adeguatamente il Paese, dichiara che la Libia non è pronta ad una vita democratica e che il suo Esercito Nazionale è pronto ad intervenire nel caso la consultazione elettorale non metta fine al disordine che lacera il Paese. Da un lato, dunque, Haftar si dichiara pronto ad accettare le elezioni mentre, dall’altro, sembra preparare le basi per un intervento militare in caso di mancata vittoria.
Oltre ai principali protagonisti della vita politica e alle numerose milizie governate dai signori della guerra, è da considerare il ruolo delle minoranze etniche (la più numerosa delle quali è costituita dalla comunità Berbera) che, dopo gli anni della repressione di Gheddafi, sono tornate a voler giocare un ruolo importante nella politica libica.
E' necessaria una riflessione sul ruolo dei Paesi dell’Unione Europea, principali destinatari del flusso migratorio che, partendo dall’Africa subsahariana, attraversa proprio la Libia. La pressione migratoria ha messo in seria difficoltà l’UE favorendo la crescita di movimenti politico nazionalisti e xenofobi. Il tentativo di un’azione congiunta, inoltre, non è stato sempre facile e ha messo in evidenza le differenze di interessi che i singoli Paesi (in particolare Italia e Francia) hanno, sia dal punto di vista politico (al fine di giocare un ruolo preminente nella politica UE nel mediterraneo), sia dal punto di vista economico (la Libia è ricca di idrocarburi).
Soggetti di preghiera
- Per i missionari che sotto copertura di un lavoro secolare, affrontano sfide non comuni nell'intento di annunciare il Vangelo.
- Per la protezione di una giovane coppia di credenti (Daniele e Ambra) che si trasferiranno prossimamente nel Paese.
- Per le prossime elezioni, la cui data sarà stabilita prossimamente.